Un’opera che appartiene alle dispute e al potere dittatoriale dei re di Tebe, è sicuramente la storia di Antigone. Da cui sono nati molti spunti per il diritto femminile e, allo stesso tempo, dell’amore impossibile.

Troviamo che spesso, nel corso degli anni, la storia di re, guerrieri e regine, divennero opere teatrali. Esse professavano la cultura del passato. Allo stesso tempo erano anche opere che attraevano il popolo.

Ancora oggi Antigone è un’opera che viene riproposta in molti teatri, ma è anche fonte di studio di filosofi e di storia antica.

La storia di Antigone

Chi era Antigone? Bellissima donna ateniese che era promessa sposa di Emone, figlio del re di Tebe, Creonte.

Antigone decise di seppellire il cadavere del fratello Polinice. Quest’ultimo aveva lottato e morto contro la dittatura del re di Tebe. Essendo quindi un nemico del potere del re, era stato deciso di non seppellire il suo corpo. Il cadavere venne lasciato marcire come prova di quale fosse la punizione per chi non obbedisse al volere del re.

Tuttavia, Antigone vuole trafugare il cadavere e dunque dargli la degna sepoltura, ma il suo piano viene scoperto. A questo punto Creonte, per amore del figlio, non fa uccidere la donna, ma la condanna a vivere imprigionata in una grotta.

La fine di ogni “tragedia”

Rinchiusa nella grotta, senza possibilità di vedere il suo amato, ma anche sentendosi in colpa per non aver sepolto il fratello, Antigone si suicida impiccandosi nella grotta. Un’altra versione dichiara che il fantasma del fratello la perseguitò fino a convincerla ad impiccarsi.

Creonte, re di Tebe, decide di liberarla per amore del figlio. Quest’ultimo, venuto a conoscenza della morte della sua promessa sposa, si suicida a sua volta.

La moglie di Creonte, Euridice, madre di Emone, che amava follemente il figlio, si uccise a sua volta per il troppo dolore. Il re viene lasciato da solo, con la sua famiglia sterminata, per colpa della sua assurda intransigenza.

Ideologia e analisi del mito femminile

Come mai la storia di Antigone è un simbolo del mito femminile? Ebbene, ad un’analisi attenta, notiamo due grandi crucci della società.

Creonte, re di Tebe, aveva paura che una fanciulla potesse mettere in discussione la sua immagine di uomo forte, onnipresente nella vita della famiglia e del suo popolo, che avesse l’ardire di contrastare quali fossero le sue idee e le sue decisioni.

Una realtà che ancora oggi affrontiamo.

L’altro “cruccio” è quello che la donna dovesse essere punita in caso di ribellione. Antigone rappresenta proprio la ribellione. Non volendo sottostare a questa sua condizione, decide di ragionare con la sua testa e quindi di fare quello che il suo cuore le urla.

Di certo oggi è una figura meno forte di tante altre eroine, ma per l’epoca e per tutto il rinascimento, Antigone rappresentava e rappresenta il mito femminile.