internet-companyDa quando internet ha consentito libero accesso al conoscibile umano, la vita di tutti, nessuno escluso, è irrimediabilmente cambiata. Qualora si soffra di un generico malanno, il primo passo, prima ancora di chiedere l’intervento di un dottore, è cercare sul web informazioni sui sintomi e sulle conseguenze della suddetta malattia; allo stesso modo, per acquistare capi firmati a prezzi più che vantaggiosi accederemo a siti quali Amazon o eBay, solo per citarne alcuni.

Insomma, la vita senza una connessione è assai più complicata, in special modo per i nativi digitali, ragazzi e ragazze nati negli anni 2000 la cui quotidianità, spesso, non prescinde dallo strumento tecnologico. A confermare tale tesi arrivano i dati presentati da Swg (società dalle grandi competenze digitali) che evidenziano la necessità degli italiani nel possedere una connessione,, la quale consenta l’accesso ai canali informatici più conosciuti.

In particolare, il 44% degli intervistati ritiene che la connessione sia un diritto imprescindibile, come lo è l’accesso a luce, acqua e gas. Il 51% pensa inoltre, che la stessa sia indispensabile al fine di aumentare le conoscenze degli individui che ne usufruiscono; solo in questo modo, infatti, economia, cultura ed arte possono espandersi senza limiti. Per il 41% infine, internet è un mezzo per migliorare la vita di chi ne sa sfruttare i vantaggi.

Eppure, è forse questo il tema centrale della ricerca, ovvero: in quanti sanno sfruttare internet e le sue interminabili potenzialità? Pochi, secondo la suddetta. Gli italiani ammettono, infatti, di non avere le competenze necessarie ad ottenere i migliori vantaggi dalla rete (41% degli intervistati). Il 14% poi, pensa di avere poca, se non alcuna, conoscenza dello strumento. Nel mezzo (35%) troviamo chi ritiene di aver bisogno di aiuto nell’approfondire il tema trattato.

Riguardo l’argomento tecnologia, circa un terzo della popolazione (30%) si auspica che nelle scuole possano trovar spazio sempre più lavagne digitali e strumenti touchscreen, per alleggerire il peso degli zaini dei ragazzi.

Quanto emerge dall’analisi fatta su di un campione di duemila persone (intervistate tra il 9 e l’11 novembre dell’anno corrente), è di una gravità inaudita, se si pensa ai numeri osservabili in altre ricerche, appartenenti in particolare ai Paesi del Nord Europa, giusto per restare nel nostro continente.

Insomma, alle soglie del primo ventennio degli anni 2000, è impossibile immaginare di non agire sulle fasce d’età che un domani traineranno l’economia, come la politica, del nostro beneamato Paese. Urge quindi, se non vogliamo restare più indietro di quanto siamo già ora, una netta e capillare riforma, che consenta a chiunque, grandi, ma soprattutto piccini, di ottenere le conoscenze necessarie ad intraprendere le sfide del prossimo futuro. Una forte ed attenta sensibilizzazione sul tema, sarebbe di certo un altro passo per raggiungere l’agognato scopo.