Di stranezze se ne leggono sul web, questa pratica antica di cui parleremo oggi è una di quelle. Voi ne avete mai sentito parlare? Andiamo a scoprire di che si tratta.

Che cos’è l’ ho’oponopono?

L’ho’oponopono è una parola che ha fatto una lunga strada per arrivare fino a noi, nella nostra società occidentale,il termine ho’oponopono ha origine infatti niente meno che nelle Hawaii, e dalla lingua locale si traduce letteralmente in rimettere le cose al proprio posto. Questo vocabolo è divenuto il nome di una filosofia di vita basata sul perdono e l’accettazione. Non si tratta di una meditazione nel senso stretto del termine, anche se abbraccia molti concetti legati alle meditazioni orientali ed al buddhismo.La storia più rappresentativa e interessante testimonianza sull’Ho’oponopono è senza dubbio quella del dottor Ihaleakala Hew Len, un terapista hawaiano che è stato in grado di curare un intero reparto di pazienti psichiatrici senza neppure incontrarli o spendere un solo minuto nella loro stessa stanza.Ihaleakala ha minuziosamente esaminato le loro cartelle cliniche e li ha guariti, si dice, guarendo se stesso. Ma tutto questo, se è vero, in che modo può accadere? Abbracciare  questa filosofia, significa riconoscere che tutto ciò che percepiamo, vediamo, sentiamo ed osserviamo  è stato prodotto da noi e dalla nostra energia che  non è altro che un’estensione ed un’espressione dell’energia del cosmo, di cui siamo parte. Dunque noi siamo allo stesso tempo noi stessi e il resto del mondo, e tutto ciò che vediamo è una nostra creazione. Si tratta per gli adepti di questo stile di vita,   di un’illuminazione da accogliere, una tecnica che permette di eliminare il pensiero negativo e i ricordi dolorosi, basandosi sul concetto dualistico del perdono e della gratitudine.

Perdono e gratitudine: origini ed applicazioni

Questo stile di vita, basato sull’energia negativa e positiva della tua stessa persona, proviene dalla cultura polinesiana, che fin dall’ antichità ritiene che la malattia, sia fisica che spirituale, derivi dagli errori che commettiamo (chiamati hara o hala). Alcune tribù credevano che l’errore scatenasse la rabbia degli déi, altri che attirasse spiriti maligni, e altre ancora vedevano nel senso di colpa provocato dagli errori la causa scatenante del malessere.Ancora oggi, in alcune isole del Pacifico meridionale, è profondamente radicata la convinzione che rabbia e emozioni negative danneggino fortemente salute fisica. Siccome è impossibile non provare alcuna emozione negativa, la soluzione è la confessione. I popoli del Pacifico credono fermamente che tenere segreto il male che si è fatto porti a peggiorare la situazione. Quando viene confessato l’errore, questo non ha più potere sulla persona. Se ci pensiamo bene anche la nostra religione, cattolica, ha la  confessione come principio cardine della redenzione e quindi del cambiamento dello stile di vita. Ma come si applica questa filosofia nel concreto, da dove possiamo cominciare per cambiare  noi stessi? Bene il mantra da ripeterci giornalmente è rappresentato da alcune parole come ad esempio: mi dispiace, scusa, ti amo. Subito dopo è importante creare un contatto con il proprio bambino interiore e quindi stabilire un collegamento con “io” nascosto e con le problematiche profonde che si porta dietro.

Per concludere, praticando questa filosofia avrai :una migliore gestione della rabbia,l’accettazione delle emozioni negative, il riconoscimento della tua forza interiore, più fiducia in te stesso, ed un aumento della tua produttività giornaliera.  Che ci costa provare?